PATOGENESI E SALUTOGENESI

A che cosa serve lo shiatsu?
Tutti pensano di sapere esattamente che cosa sia lo shiatsu e a che cosa serva. Molte delle convinzioni più diffuse in questo campo si rivelano, tuttavia, completamente errate. Esse dipendono, infatti, da preconcetti radicati nel pensiero comune e non dalla ricerca di una più ampia e consapevole concezione di benessere.

Alcuni miti da sfatare
Il termine shiatsu indica una pressione esercitata su zone specifiche del corpo soggette a fastidi e dolore. Per questo, lo shiatsu viene spesso associato all’idea di “curare” un disturbo di carattere fisico attraverso un trattamento mirato.
Questo preconcetto, però, è molto fuorviante in quanto strettamente legato alla nozione di “patogenesi”, ovvero di cura delle malattie attraverso lo studio delle loro cause e la ricerca di efficaci terapie per combatterle. Si tratta, evidentemente, di un campo che riguarda più da vicino la sfera della medicina e dei trattamenti sanitari o farmacologici ad essa annessi.
Lo shiatsu, invece, non si occupa di diagnosi né intende affrontare processi patologici e degenerativi. Per avvicinarsi in modo corretto allo shiatsu è dunque necessario inquadrarlo nell’ambito di una nozione di benessere più ampia e complessa, nota come “salutogenesi”, ovvero lo studio dei fattori che generano salute.

Un nuovo concetto di benessere
Secondo questo modello, infatti, la salute non corrisponde solamente all’assenza della malattia o dell’infermità, ma consiste anche in una ricerca di equilibrio volta a raggiungere il miglior stato possibile di benessere fisico, mentale e sociale.
A partire da questa prospettiva, dunque, lo scopo primario dello shiatsu può essere definito come ricerca dell’armonia complessiva di un individuo. In questo senso, lo shiatsu è un processo di educazione che mira a rendere l’individuo più consapevole di sé e del rapporto che lo lega all’ambiente circostante.
Intervenendo sui blocchi che provocano sensazioni dolorose e compromettono il corretto fluire dell’energia, lo shiatsu intende ripristinare il giusto equilibrio e così facendo rafforzare la capacità dell’individuo di affrontare cambiamenti o eventi traumatici. Anche per questo oggi, si pone l’accento sull’utilità di trattamenti “salutogenetici” in affiancamento o in prosecuzione a terapie di carattere sanitario.

Il ruolo del ricevente e dell’operatore
Da soggetto passivo, al quale vengono somministrate cure finalizzate a risolvere un problema specifico, il ricevente si trasforma in soggetto attivo, in quanto diventa protagonista di un percorso di autoconsapevolezza.
Il ricevente diventa così il primo responsabile della propria salute: viene guidato nell’esercizio del riconoscimento delle proprie qualità e nel processo di conoscenza del legame che unisce corpo, mente e spirito.
Anche l’operatore riceve un beneficio altrettanto importante, in quanto entrando in sintonia con il ricevente, stabilisce una comunicazione tra due campi energetici e migliora la propria capacità di ascolto.