IDENTITÀ DELL’OPERATORE SHIATSU
Il modello patogenetico
La via più diffusa per affrontare la malattia è il cosiddetto modello patogenetico. La definizione di patogenesi è: complesso delle modalità con cui si origina una malattia. Cioè, curare significa studiare le cause (e non l’origine) delle malattie e guarirle.
Per esempio, se si ha un raffreddore, si usano medicinali per uccidere i batteri che l’hanno causato.
Nel percorso di studi dell’operatore shiatsu non è prevista né la conoscenza delle patologie (se non superficialmente per capire di cosa si tratta) né, tanto meno, i sistemi di cura. L’opertore, dunque, non ha gli strumenti per affrontare le malattie secondo il modello sopra esposto che, per legge, è di pertinenza, a vari livelli, delle figure sanitarie.
Tuttavia, gli operatori shiatsu sono spesso influenzati da questo modello (quello che fa parte della cultura in cui sono cresciuti), che dà della cura una visione limitata. Si collocano così in una posizione ambigua, non chiara, difficile da collocare e da spiegare.
La salutogenesi
Questo perché lo shiatsu si riconosce invece in un modello definito “salutogenesi”, che è lo studio dei fattori che generano salute. Un modello che non è in contrasto con il precedente ma che ha applicazioni in contesti diversi.
Continuum di cura
Sempre di più, oggi, si pone l’accento su un continuum di cura che comprende in sé sia i processi patogenetici che quelli salutogenetici.
“Nella cura devono intervenire sia professionisti sanitari che contrastano specificamente i processi degenerativi, patologici e inabilitanti, sia i professionisti che favoriscono i processi ricostruttivi, rigenerativi e adattativi, ossia salutogenetici. La persona in cura non può essere solo un soggetto passivo, destinatario degli interventi delle figure sanitarie specialiste in patogenesi, ma deve diventare protagonista della cura, assistito sostenuto dall’opera degli specialisti della saluto genesi”(Giuseppe Montanini, Shiatsu News n° 60 giugno 2018).
Prendersi cura di sé
Nella visione dello shiatsu, il paziente deve diventare attore e protagonista dei processi di cura, avere “cura di sé”, “osservazione di sé”. Deve essere stimolato ad acquisire consapevolezza di sé, ad avere il controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, ad osservarsi e a prendersi cura di sé per forzare il suo potenziale di salute.
Bisogna rafforzare la sua “resilienza” cioè la capacità di un individuo di affrontare e superare, in maniera positiva, un evento traumatico o un periodo di difficoltà, di adattarsi al cambiamento traendone maggior forza e facendoli diventare occasione di evoluzione positiva senza perdere la propria identità.
Nel paradigma saluto-genetico, promuovere la salute significa favorire nei pazienti lo sviluppo di tutte le caratteristiche che le parole sopra elencate richiamano, senza distinguere tra persone sane e persone malate.
Salute e malattia
I concetti di salute e di malattia sono divisi da un confine continuamente mutabile e sono legati molto alla percezione che ognuno ha del proprio stato. Nessuno può dirsi assolutamente sano o assolutamente malato. L’operatore shiatsu deve aiutare i riceventi a capire questo concetto: è “normale” che l’essere umano si ammali e la via migliore per “guarire” è accettare questa normalità e dotarsi di strumenti in grado di comprendere e gestire le situazioni di difficoltà.
La gratificazione che si prova nel far passare dolori e sintomi, pur essendo comprensibile e normale, non deve distoglierci dal concetto che non sempre questo è costruttivo. I sintomi ci ricordano che c’è qualcosa che non funziona e farli cessare, sia con la chimica che non, ci distoglie dal ricercare la disarmonia che il sintomo ha messo in evidenza. Riscoperta della salute e non lotta alla malattia.